Maledette!

Sull’educazione delle donne

libro

Il libro perfetto per

chi ama l’insolito, la provocazione, la libertà dai codici morali imposti. Dal più “maledetto” degli scrittori francesi, un pamphlet proto-femminista, intelligente e vizioso.

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16,00€

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copertina

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John White Alexander, Riposo (1895)
The Metropolitan Museum of Art, New York

autore

Autore

Militare d’alto rango, Pierre Choderlos de Laclos (1741- 1803) passò con invidiabile naturalezza dai servigi a Filippo d’Orléans al club dei giacobini, dalla causa repubblicana all’obbedienza Napoleone. Lo dicevano freddo, calcolatore, geniale; deve la sua fama a Le relazioni pericolose, romanzo pubblicato nel 1782, che destò scandalo. Non si contano le traduzioni cinematografiche del libro: la più nota è quella firmata da Stephen Frears nel 1988, con Glenn Close, John Malkovich e Michelle Pfeiffer.
Laclos morì a Taranto, sfiancato dalla malaria, rifiutando i conforti religiosi. La sua tomba, dopo a caduta di Napoleone, fu profanata e distrutta.

descrizione

Descrizione

Profondo conoscitore dell’animo umano, stratega della vendetta, abile nell’intonare la chiacchiera alla rabbia, geniale voltagabbana, esegeta dell’eros, nel 1783 Pierre Choderlos de Laclos scrive il pamphlet De l’éducation des femmes. Il testo è una sorta di brillante, viziato controcanto a Le relazioni pericolose, il romanzo “perverso” pubblicato da Laclos l’anno prima. Le donne, scrive Laclos, educate al servaggio, alla pia obbedienza, devono liberarsi da ogni morale conclamata, dalle mille gabbie delle convenzioni civili. “La natura crea esseri liberi; la società evoca tiranni e schiavi; ogni società presuppone un contratto, ogni contratto il rispetto di un obbligo”, scrive Laclos. Se è vero che sulla donna grava la maledizione di essere tale, occorre scatenarla, liberando dal giogo del pudore il corpo, assegnando alta sovranità alla bellezza. Il raffinato femminismo è calibrato, in Laclos, da una scrittura limpida, piena di serpi, propria di chi riconosce lo stigma dell’ipocrisia dietro ogni morale, il cupo frastuono della menzogna alla foce delle “buone maniere”.

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Una scrittura limpida, piena di serpi, propria di chi riconosce lo stigma dell’ipocrisia dietro ogni morale.