
Le poesie seguite da La poesia nonsense
chi ha amato i libri di George Orwell, per chi preferisce gli scrittori “civili” e i testi rari, capaci di smuovere le coscienze.
Disponibile
Alberto Abate, Dialogo con la testa (2010-2011), Collezione privata
George Orwell è tra i grandi scrittori del Novecento. Il suo romanzo più noto, 1984, è diventato il simbolo del nostro tempo, icona della ribellione dell’individuo contro il potere costituito. La traduzione delle poesie di Orwell, finora inedite in Italia, getta nuova luce sull’opera del romanziere, ne specifica, per così dire, la postura etica, la violenza polemica.
Sulle questioni poetiche George Orwell aveva le idee chiare. Prediligeva Thomas Hardy e Rupert Brooke; al T.S. Eliot dei Quattro quartetti – un vate troppo pomposo – anteponeva quello delle rime giovanili; detestava, con gioviale cinismo, Wystan H. Auden (“è un Kipling senza fegato”) e Stephen Spender. D’altronde, in uno scritto del 1946, Why I Write, Orwell confessava di avere esordito come poeta: “Scrissi la prima poesia all’età di quattro o cinque anni, dettandola a mia madre”; era un plagio di William Blake. Da ragazzo, lo affascinarono le ballate di Robin Hood e il Paradiso perduto di Milton. Tutti i grandi scrittori del Novecento, in effetti – pensiamo a James Joyce, a William Faulkner, a Ernest Hemingway –, sono poeti messi all’angolo, lirici mancati per un attimo. Orwell praticò la poesia con talento anomalo, sporadicamente, per tutta la vita: il suo modello è un Jonathan Swift vissuto nell’era atomica. Spesso i versi hanno un’arguzia dolente, da aspide (“Sono il verme che mai divenne / Farfalla, l’eunuco senza harem / […] Non ero nato per un’età come questa”). Nell’oggi profetizzato da Orwell, dove la scrittura esiste per annacquare gli spiriti, per celebrare – magari con provocazioni ad hoc – lo status quo, la poesia è la sola arma per abbattere il Grande Fratello.
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Ascolta l’emozionante estratto del libro accompagnato da una melodia appositamente composta in armonia con parole del testo in collaborazione con Parole Sonore.
Orwell praticò la poesia con talento anomalo, sporadicamente, per tutta la vita
La Prealpina
Luca Zuccala per ArtsLife
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