La danza dei cadaveri.
La fiera dei venduti.

autore

Emilio Villa

pp. 32

Uscita: Novembre 2019

 

Postfazione: Gioacchino Lanza Tomasi
Sovraccoperta d’artista: Alessandro Busci

 

Stampato in 200 copie numerate più 10 copie d’artista

libro

Il libro perfetto per

chi ama la scrittura rissosa, ma con metodo, per chi adora la letteratura controcorrente, per chi ama gli irregolari del pensiero.

costo

30,00€

Disponibile

copertina

In copertina

Alessandro Busci, Landscape, 2017

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Autore

Emilio Villa è stato artista, poeta, critico d’arte e poligrafo. Ha curato una traduzione dell’Odissea che è ancora una delle più belle in circolazione e ha tradotto tutta la Bibbia, pubblicandone soltanto alcuni rari tomi.

descrizione

Descrizione

Le invettive di Emilio Villa contro la cultura italiana, piena di “mercanti premiaioli intrallazzatori di ministeri, di cattedre, di sedie, di editoria, di assessorati”. Per chi si accontenta degli slogan, basta una frase di Carmelo Bene: “forse è il più grande genio che abbia conosciuto”. Senza dubbio, Emilio Villa – che per Carmelo Bene scrisse una folgorante Letania – è il genio più eccentrico della letteratura italiana del Novecento. Direttore e fondatore di riviste in questo mondo (a Roma) e nell’altro (in Brasile), ideatore di linguaggi e di avanguardie (quando nasce il Gruppo 63, al suo cospetto è già archeologia), grande critico d’arte (nel 1970 Feltrinelli pubblica il decisivo Attributi dell’arte odierna), traduttore (ancora oggi è valida – e circola – la sua traduzione sbalorditiva dell’Odissea), biblista (ha tradotto tutta la Bibbia, per sé solo, soltanto pochi tomi sono resi pubblici, ma negli anni Sessanta è ingaggiato come consulente storico sul set de La Bibbia, di John Huston). Emilio Villa è stato uno e centomila. Soprattutto, è stato uno spregiudicato poeta, che ha dissipato la propria opera in centinaia di plaquette e edizioni d’arte ormai introvabili. Tra le carte villiane raccolte da Aldo Tagliaferri e ora presso l’Archimuseo Adriano Accattino di Ivrea, è spuntata questa piccola perla autografa, una invettiva che incendia alle radici il ‘sistema’ della cultura italiana. “Destinata a essere fatta circolare entro una ristretta cerchia di amici ritenuti compartecipi dello sdegno dello scrivente” (Tagliaferri), l’orazione ‘bombarola’ di Villa si rivolge contro i club dell’intelligenza patria (“si radunano per ribadire il coagulo delle ideologie pietistiche, i pruriti depravanti della conservazione dei ruoli, e spiccatamente del ruolo nebuloso e ambiguo del poeta come intellettuale prestigioso, del letteratore come archivista detentore e codificatore di privilegi subdoli carogneschi infoiati”) e contro i poderosi lacchè, gli intellettuali a busta paga, in cerca di ruoli, spazi, poltrone (“mercanti premiaioli intrallazzatori di ministeri, di cattedre, di sedie, di editoria, di assessorati, di uffici tecnologici mobilifici bancari scolastici pubblicitari”). Secondo lo stile del poema imprecatorio – gli esempi a cui rivà Villa sono quelli di Ovidio e di Giovenale – l’invettiva, finora inedita, è fitta di neologismi e di scudisciate verbali (“cacatori di antologie posizionali posizionistiche edonistiche para statalizzate paralitiche paraculari”), per ribadire l’assoluta radicalità della parola poetica, la sua impossibilità di scendere a patti con la storia.

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Ascolta l’emozionante estratto del libro letto per noi dall’attrice Erika Urban.

Recensione video del libro

Il regno delle mosche, l’impero delle formiche, il cimiciaio delle furbizie.

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