
Dimensioni opera: 70 x 50 cm
L’opera è sempre venduta accompagnata alla copia del libro con lo stesso numero romano.
Tiratura in sole 10 copie
chi ammira la ricerca dell’arte non solo attraverso il gesto artistico ma anche attraverso il supporto, che ha una sua storia vissuta, sulla quale sovrascriverne una nuova.
Disponibile
“Persepoli” - Luca Pignatelli, 2018
Luca Pignatelli, oggi considerato uno dei più grandi artisti della sua generazione, nasce a Milano il 22 giugno 1962, in una casa-atelier dove il padre Ercole esercita la sua attività di pittore e scultore. È spinto a visitare i luoghi dell’immagazzinamento, le aree di stoccaggio, i depositi. Lavora di norma su supporti anomali e già di per sé pittorici, teloni di canapa, legni e ferri, carte assemblate, sui quali interviene sovrapponendo il repertorio delle sue immagini. Verso la metà degli anni Novanta, le tele usate, sono quelle dei convogli merci, che correvano lungo le strade ferrate dell’Europa, ricucite e rattoppate, lacerate da tragitti continui ma che congelano la storia e aprono squarci ad altri viaggi verso i mondi dell’arte.
Nelle lettere inedite della Fallaci a Sergio Pautasso, la genesi – violenta e appassionante – di Un uomo. Il primo maggio del 1976 muore, in un incidente stradale dai contorni enigmatici, Alexandros ‘Alekos’ Panagulis. Il politico. Il poeta. Il rivoluzionario. L’eroe. L’amato da Oriana Fallaci. A quell’epoca la Fallaci è già la più grande interprete del giornalismo in Italia, e ha già scritto alcuni dei libri più noti, Intervista con la storia (1974) e Lettera a un bambino mai nato (1975). La morte di ‘Alekos’ la devasta e le impone un compito gravoso, assoluto: Oriana Fallaci intende scrivere la vita di Panagulis, perché sia memorabile ed eterna. Ancora di più, Oriana, “inevitabilmente uno scrittore, irrimediabilmente uno scrittore”, vuole scrivere il libro decisivo, il più bello che abbia mai scritto. “Tu sai meglio di me che questo libro è una delle cose più difficili cui uno scrittore potesse accingersi. Lo è non solo per la complessità del personaggio che racconto ma perché questo personaggio non lo guardo con distacco, è la creatura che ho amato di più nella mia vita e che è morta appena quattro mesi fa”: così la Fallaci scrive a Sergio Pautasso, raffinato intellettuale, all’epoca direttore letterario della Rizzoli, la casa editrice di Oriana. In quelle lettere, scritte tra il 1976 e il 1977, finora inedite e recuperate grazie alla cura di Guido Andrea Pautasso, è narrata la genesi, tormentata, dolorosa, di Un uomo, il libro più intimo e più grande di Oriana Fallaci. Mentre dialoga con il fantasma di ‘Alekos’ (“Da tre mesi e mezzo sono ferma a questo tavolino, quassù in cima a un monte, senza dialogare con nessuno fuorché con me stessa e il fantasma di un morto”), la Fallaci se la prende con tutti, con Rizzoli, reo di non capirla (“i Rizzoli non amano la letteratura. Si sa”), con il sistema editoriale (fino a punte di sublime isteria, quando giudica Cassola e Ladolfi “pompose mediocrità”, ad esempio), con la connaturata falsità del genere umano (“non sono considerata uno scrittore ma una gallina dalle uova d’oro”), con il mondo e con la Storia. Suo ‘confessore’, durante lo spietato concepimento del libro che renderà Oriana una delle scrittrici più potenti del secondo Novecento, Pautasso, che “mi assisterà nel corso di questo lungo e importante lavoro e sotto ogni aspetto provvederà a risolvere eventuali problemi” (così in una lettera di intenti della Fallaci, il 27 luglio 1976). Un uomo, pubblicato nel 1979, sarà un successo mondiale. Oriana vince la sua sfida. In queste lettere, la testimonianza sconvolgente, da dietro le quinte, di una donna assoluta, che non ha assolto nessuno. Neanche se stessa.
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Ascolta l’emozionante estratto del libro letto per noi dall’attrice Erika Urban.
...non sono considerata uno scrittore ma una gallina dalle uova d’oro.
Antonio Castronuovo per Corriere Romagna
Luigi Azzariti-Fumaroli per IL FOGLIO quotidiano
Maurizio Crippa per Il Foglio Quotidiano
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